“Nietzsche Umanista”, InCircolo. Rivista di Filosofia e Cultura, n. 10, 2020

A cura di Carlotta Santini

«Nietzsche umanista» oppure «Nietzsche umanista?». La Questione filosofica di questo numero, curata da Carlotta Santini, raccoglie la sfida concettuale rappresentata dal rapporto tra una affermazione senz’altro vera (Nietzsche fu un umanista a pieno titolo, in quanto filologo e storico della cultura) e una domanda che vale come una tesi (l’autore di Umano, troppo umano può considerarsi un pensatore umanista?). Iscrivendosi nello spazio aperto da questa duplice opzione, i contributi raccolti nella sezione, e presentati in dettaglio da Carlotta Santini nel suo editoriale, propongono un approccio inedito di Nietzsche. Ne esce infatti una immagine del filosofo tedesco come critico di un certo umanesimo, propugnatore di un pensiero radicalmente anti-umanitarista ma al contempo – o forse proprio per questo – capace di elaborare una riflessione autenticamente centrata sull’umano.

La seconda sezione, Laboratorio, propone tre contributi che affrontano alcune tematiche centrali della riflessione filosofica contemporanea. Paolo Parrottino rischia una lettura incrociata delle tesi di Girard sulla logica del capro espiatorio e della ricostruzione hobbesiana dello stato di natura. Lo scopo è quello di schizzare una etica della “responderabilità” che permetta di ripensare il fondamento delle dinamiche sociali e politiche. Federico Squillacioti ci offre una ampia panoramica sul dibattito attuale attorno alla nozione di “accelerazionismo” e le sue molteplici declinazioni in ambito socioeconomico. Distinguendo differenti e talvolta opposti approcci del concetto di “accelerazione”, l’autore ne evidenzia la plasticità e la forza ermeneutica, anche in rapporto alla attuale contingenza pandemica. Chiude la sezione un articolo di Iñaki Pertierra che prolunga la riflessione consacrata dal numero 9 della rivista alla coppia “Natura – Cultura”. Il rapporto tra le due nozioni viene qui ripensato alla luce delle più recenti riformulazioni della teoria evoluzionistica. Ciò permette a Pertierra di ribaltare, in maniera abile e talvolta sorprendente, alcuni pregiudizi impliciti nel riferimento alla coppia natura-cultura, solo apparentemente dicotomica.

La sezione Culture accoglie un contributo di Aristide R. Nzameyo consacrato al filosofo camerunense Marcien Towa (1931-2014). Seguendo l’interpretazione della nozione di “spirito astratto” proposta da Towa nella sua opera maggiore, l’autore ci consente di scoprire la vasta e complessa ricezione di alcuni temi dell’idealismo tedesco nel dibattito filosofico africano.

Conformemente al suo titolo, la sezione Intersezioni presenta due testi a cavallo rispettivamente tra ideologia e letteratura e tra filosofia e storia dell’arte. Nel suo contributo sul marxismo francofortese di Pasolini, Francesco Garbelli ricostruisce le varie fasi del confronto condotto dal poeta italiano con i pensatori della Scuola di Francoforte, in particolare con Adorno e poi, a partire dal 1968, con Marcuse. Maurizio Ghelardi, grande esperto ed editore delle opere di Warburg, propone invece una densa analisi del debito dello storico dell’arte Aby Warburg nei confronti di Nietzsche, del quale fu al contempo lettore accanito, critico e continuatore. Il testo di Ghelardi costituisce in questo senso una appendice essenziale al dossier proposto dalla Questione filosofica.

La sezione Controversie accoglie per la prima volta una vera e propria tribuna di confronto articolata attorno ad un testo di Andrea Sangiacomo, al quale hanno reagito cinque noti specialisti del pensiero di Spinoza. Sangiacomo lancia infatti nel suo contributo una provocazione, segnalando un errore teorico plateale che minerebbe la coerenza della dottrina spinozista e, soprattutto, la renderebbe inefficace dal punto di vista pratico. Ci si può domandare allora se la filosofia di Spinoza sia veramente una Etica, e cioè se si possa concretamente vivere spinozianamente ed attendersi i risultati che il filosofo olandese prospetta. Attorno a questo interrogativo Sangiacomo e i suoi interlocutori rispondono con una vera e propria controversia, fatta di tesi e sed contra.

In Corrispondenze, Sofia Quaglia ci propone una testimonianza della sua esperienza di studio e ricerca all’Università di Nimega. Il confronto con differenti pratiche di insegnamento e di interazione tra studenti e docenti permette all’autrice di gettare una luce indiretta su analogie e differenze con le pratiche e le tradizioni dell’università italiana.

Nella sezione Pratiche Filosofiche ospitiamo due contributi consacrati alla “philosophy for children”, firmati da Pierpaolo Casarin e Silvia Bevilacqua, da anni impegnati nella diffusione e valorizzazione di questa pratica oramai ampiamente attestata anche in Italia. Casarin sottolinea in particolare la specificità della “philosophy for children” in quanto filosofia sui generis, la cui specificità, definita dal contesto di applicazione, impone un ripensamento tanto delle figure dell’insegnante e del discente che delle forme e funzioni dell’indagine filosofica. Bevilacqua ampia ulteriormente lo spettro della riflessione iscrivendo la nascita della “philosophy for children” all’interno di un più vasto rinnovamento dell’approccio all’infanzia, sia in quanto realtà psicologica e sociale, che come figura dell’immaginario, e in particolare dell’immaginario filosofico.

Come di consueto la sezione Letture ed eventi accoglie alcune recensioni di volumi recentemente pubblicati. In questo caso si va dalle questioni legate all’etica delle macchine e all’intelligenza artificiale, alla storia della biologia e della fenomenologia, fino ai dibattiti in corso nell’ambito di didattica della filosofia.

Del percorso del pensiero sull’estetica di Gabriele Scaramuzza si occupa infine Contributi speciali. Il testo di Manuele Bellini, “Gabriele Scaramuzza. Per una estetica del brutto”, mette in evidenza l’originalità della ricerca di un autore che, sulle tracce della estetica di Dino Formaggio, assume il brutto come categoria in grado di esplicitare valori estetici pregnanti nell’opera d’arte, in particolare quella contemporanea.

Vorremmo infine spendere qualche parola, a nome dei decani di InCircolo e di tutta la redazione, a ricordo di Marcello Montedoro, amico e collaboratore recentemente scomparso. Marcello non era di formazione filosofica. Dalle Puglie aveva studiato Ingegneria a Pavia e aveva lavorato alla Olivetti Software & Systems, fino a raggiungere l’età della pensione. Ma una costante voglia di conoscere e di condividere problemi di rilevanza teorica l’avevano portato a frequentare prima gli incontri di InCircolo e successivamente le riunioni per preparare
la nostra rivista, sino a diventarne per un certo periodo, con slancio e intelligenza, un partner nella formazione dei più giovani collaboratori di redazione. Per questo lo salutiamo con grande affetto, ora che ci ha lasciati per sempre.

 

http://www.incircolorivistafilosofica.it/nietzsche-umanista/

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